Sono le 10.47 di una domenica di maggio. Mancano 23 giorni al mio trentesimo compleanno. Fuori piove, il cielo è grigio e sotto le coperte si sta discretamente bene. Il cane in salotto dorme beato e, come al solito, russa che è un piacere. Di tanto in tanto la quiete solita del quartiere in cui abito viene interrotta da qualche auto che passa. Le note dell’iPad raccolgono quello che sto scrivendo. È un periodo abbastanza particolare della mia vita. Non che la stessa sia stata sempre tranquilla e lineare, anzi. Sono passati da poco 10 anni dalla separazione dei miei genitori, un fatto abbastanza traumatico che ha segnato profondamente la mia vita sotto numerosi aspetti. Mi apprestavo a compiere 20 anni, entravo obbligatoriamente nel mondo del lavoro e un carico di responsabilità era pronto ad investirmi senza preavviso. Non mi sono mai tirato indietro, anzi, ho sempre cercato di aprire il petto più che poteva e rinforzare le spalle che dovevano sorreggere più peso possibile. In questo ero abbastanza allenato, visto le circostanze in cui sono cresciuto ma, quello che mi si proponeva davanti, era di un altro livello. Uno dei valori in cui credevo di più, ovvero la famiglia, veniva distrutto da quello che consideravo il mio “idolo”, rivelatosi negli anni un’autentica delusione. In questi 10 anni ho cercato di fare del mio meglio in tutti gli ambiti, sacrificando molti miei interessi, lasciando per strada sogni ed offerte lavorative allettanti per star vicino al mio fratellino più piccolo. Abbiamo 16 anni di differenza, un’enormità a vederla da fuori, ma anche da dentro. Sono stato forse un po’ più di un fratello per lui. Ho sempre cercato d’essere un esempio positivo per lui, rispettando sempre però i ruolo. Non ho mai voluto sostituire nessuno, anzi. Quante difficoltà incontrate. E lo stesso è avvenuto con mia sorella più piccola di due anni. Incomprensioni, caratteri diversi ed una poca propensione ad ascoltare (forse la mia unica vera dote) sono stati un mix determinante per il nostro allontanamento. A dieci anni di distanza da quel marzo del 2007 le cose sembrano non cambiare mai, ma a ruoli invertiti. Con mia sorella ho ritrovato un ottimo rapporto, un rapporto tra esseri ormai adulti, fatto di indipendenza e di ricerca reciproca mentre con il fratello più piccolo le cose sono precipitate con l’avanzare dell’adolescenza, un periodo decisamente difficile da interpretare sia da fuori che da dentro. La delusione ed il rammarico per un rapporto che si è incrinato sempre più con il passare dei mesi stanno lasciando il posto alla consapevolezza. La consapevolezza che bisogna lasciare l’opportunità a chi si vuole bene di poter prendere le proprie decisioni, di poter sbagliare, che solo così il processo di maturazione può veramente avverarsi. C’è sempre tempo in questa vita di poter perdonare e di riaccogliere, per chi lo vuole veramente.A dieci di distanza da quel marzo del 2007 sento di poter definitivamente voltare pagina, di scrivere capitoli lasciati in sospeso, di abbeverare una pianta lasciata al buio di una stanza, di accogliere quello che verrà in modo positivo, di viaggiare senza problemi, di vivere senza pormi tante domande, che è poi uno dei miei difetti forse più grandi.
Sono le 11.17 ora. È arrivato il tempo di alzarsi e di vivere questa domenica di maggio, seppur uggiosa. Un quasi trentenne. 🙂